Rafael

Il primo giorno di scuola, la maestra Teresa si alzò davanti alla classe e, con un sorriso sereno, disse:
— Prometto di trattarvi tutti con affetto e rispetto. Ognuno di voi è speciale per me.
Ma bastarono pochi giorni perché si rendesse conto che non sarebbe stato affatto facile.
Tra tutti gli alunni, uno in particolare attirava la sua attenzione: Rafael. Arrivava sempre con i vestiti sporchi, non consegnava i compiti, dormiva in classe o disturbava i compagni. La maestra Teresa sentiva di aver già provato ogni metodo per aiutarlo, ma nulla sembrava funzionare.
Stanca e scoraggiata, si rivolse alla dirigente scolastica, sfogandosi:
— Non so più cosa fare! Questo bambino non ha alcuna voglia di imparare. Io sono un’insegnante, non una tata per bambini viziati!
La dirigente, senza dire una parola, aprì un cassetto e le porse una busta contenente il fascicolo scolastico di Rafael.
Senza troppo entusiasmo, la maestra Teresa cominciò a leggere. Ma, man mano che andava avanti, le si strinse il cuore.
 
 
Prima elementare: “Rafael è un bambino brillante, molto amato dai compagni.”
Seconda elementare: “Continua a essere un ottimo alunno, ma appare più triste. La madre è gravemente malata.”
Terza elementare: “La morte della madre è stata un trauma devastante. Rafael ha perso ogni interesse per la scuola. Il padre sembra disinteressato e, temo, possa essere violento.”
Quarta elementare: “Sempre più chiuso in sé stesso. Non ha amici. Sembra volersi nascondere dal mondo.”
Le lacrime iniziarono a scendere sul volto della maestra Teresa. Per la prima volta, stava vedendo Rafael per ciò che era davvero: non un bambino problematico, ma un bambino ferito, solo, che chiedeva aiuto nel modo più disperato che conosceva.
Il giorno seguente, gli alunni arrivarono emozionati per la tradizionale festa di Natale e lo scambio dei regali. Tutti avevano portato pacchetti colorati e ben incartati. Rafael, timidamente, depose il suo regalo sulla cattedra della maestra Teresa: un sacchetto di carta sgualcito.
Alcuni compagni risero. Ma lei aprì il pacchetto con cura e dolcezza. All’interno c’erano un vecchio braccialetto, con alcune pietre mancanti, e un flaconcino quasi vuoto di profumo.
Le risate si fecero più forti. Ma la maestra Teresa, senza dire una parola, si infilò il braccialetto al polso e si spruzzò il profumo sul collo. Il silenzio calò immediatamente nell’aula.
Rafael fu l’ultimo ad uscire. Prima di andarsene, si voltò verso di lei e, con voce flebile, sussurrò:
— Oggi… oggi lei profuma come la mia mamma.
In quell’istante, la maestra Teresa comprese tutto. E pianse.
Da quel giorno, qualcosa cambiò profondamente. Decise che non avrebbe insegnato a Rafael solo a leggere e a fare i conti, ma anche a credere di nuovo nell’amore, nella fiducia e in sé stesso.
Quando le lezioni ripresero dopo le vacanze, lei indossava il braccialetto e lo stesso profumo. Rafael se ne accorse. E per la prima volta, sorrise.
Col tempo, iniziò a impegnarsi di più. Tornò ad ascoltare, a fare i compiti, a prendere buoni voti. A fine anno, la maestra Teresa ne era certa: Rafael era il suo alunno più speciale.
Gli anni passarono.
Un giorno, la maestra Teresa ricevette una lettera. Le mani le tremavano mentre la apriva. Era firmata da Rafael.
“Cara maestra,
oggi sono diventato medico. Sto per sposarmi. E non riesco a immaginare nessuno più importante di lei per essere la mia madrina di nozze.”
Il giorno del matrimonio, la maestra Teresa si presentò con lo stesso braccialetto e lo stesso profumo della madre di Rafael. Quando lui la vide, gli occhi gli si illuminarono. Senza pensarci, corse ad abbracciarla.
Con la voce rotta dall’emozione, disse:
— Tutto ciò che sono, lo devo a lei.
E con le lacrime agli occhi, lei rispose:
— No, Rafael. Sei tu che mi hai insegnato la lezione più grande della mia vita: mi hai insegnato cosa significa davvero essere un’insegnante.

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